Il CBD è un prezioso alleato contro lo stress
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Per molti anni negli ambienti scientifici ci sono state parecchie ostilità nei confronti dell’uso della Cannabis Sativa come cura e coadiuvante contro lo stress, in particolare a causa del fatto che la presenza di THC rendeva difficile effettuare studi a livello clinico e la molecola del CBD non era ancora stata studiata accuratamente.
Negli ultimi anni però la situazione si è ribaltata, come si può anche leggere qui e su molte testate specialistiche di divulgazione. Per il grande pubblico però è ancora piuttosto complicato riuscire a separare il cannabidiolo dal cannabinolo, due molecole che fanno parte dello stesso gruppo, ma che hanno funzioni radicalmente differenti dal punto di vista del metabolismo umano.
Che differenza c’è tra THC e CBD
Dal punto di vista chimico ambedue le molecole fanno parte dello stesso gruppo, cioè quello dei cannabinoidi, di cui fanno parte molti altri principi attivi, circa una trentina, attualmente in fase di studio perché presenti in quantità minime nella Cannabis.
La scoperta del CBD è relativamente recente perché pur essendo una delle componenti più rappresentate negli estratti di canapa, per anni i suoi effetti sono stati completamente mascherati da quelli del THC, visto che i canapai avevano fatto molti sforzi per aumentare proprio la concentrazione di quest’ultimo.
Cercando poi di esplorare anche altre molecole, sono state preparate piante in grado di esprimerle in quantità apprezzabili, tramite meccanismi di ibridazione.
Infatti, la cannabis è una delle varietà più domesticate dall’uomo e che segue da più di 15000 anni la nostra evoluzione. Solo di recente i coltivatori sono riusciti ad ottenere livelli apprezzabili di cannabidiolo a discapito del THC, scoprendo che oltre a non avere proprietà psicotrope offriva una serie di vantaggi per l’organismo umano.
Assumere CBD e prodotti basati sulla Cannabis a tenore praticamente nullo di tetraidrocannabinolo, non produce effetti di sballo, ma aiuta notevolmente a contrastare stress e diversi problemi, anche dal punto di vista alimentare.
La molecola del CBD non presenta controindicazioni note, ma al momento la quantità di campi in cui si può impiegare non è stata completamente esplorata. Quello che sappiamo per certo è che attiva un sistema metabolico già presente nell’organismo umano, che viene detto endocannabinoide e che sostanzialmente interpreta questa molecola come un attivatore per la produzione di diverse sostanze come la serotonina.
È proprio la sua capacità di legarsi con alcuni recettori importanti presenti nell’organismo umano che ha messo in evidenza come l’uso di CBD abbia effetti praticamente opposti rispetto a quelli del THC, eccezion fatta per il notevole incremento dell’appetito, che è legato a quanto pare a tutti i cannabinoidi.
Che cosa fa il CBD
In pratica questa molecola regola i livelli di buon umore, anche se questa notazione non è esattamente scientifica. Il suo effetto più visibile è esattamente quello di incrementare le sensazioni positive, o meglio di ridurre l’apparire di quelle negative.
Non si tratta di una funzione psicotropa, non è una illusione. Semplicemente vengono stimolati recettori che attivano la produzione da parte dell’organismo di sostanze come la dopamina e la serotonina.
Queste molecole svolgono un compito importante nel mantenimento della calma e dell’equlibrio, oltre che favorire il corretto riposo, visto che sono anche correlate col sonno e con l’attività onirica, come strumento per il cervello per smaltire lo stress accumulato.
Dove si usa il CBD
Attualmente gli studi più attendibili sul CBD sono quelli relativi all’ impiego degli estratti di cannabidiolo con varia titolatura, cioè con una specifica densità di molecole, per l’utilizzo in soggetti affetti da stress, anche post traumatico.
Ci sono impieghi documentati per il trattamento dei dolori muscolari e articolari di vario tipo e per il trattamento di problematiche legate all’appetenza, sia di origine fisica che psicologica. In pratica il CBD inibisce i meccanismi di rifiuto e irritazione che impediscono a molte persone di mangiare correttamente.
È stato dimostrato come l’utilizzo di olio di CBD in soggetti ansiosi blocchi completamente il meccanismo che porta ad entrare in fasi confusionali, sostituendole con una notevole lucidità mentale, anche in situazioni in cui a cose normali il soggetto non sarebbe stato in grado di controllarsi.
Il CBD è un miorilassante, questo significa che tutta la muscolatura tende a decontrarsi. Si utilizza ad esempio nel caso di soggetti che hanno problemi legati alla postura, come chi deve stare seduto per molto tempo, oppure chi soffre di dolori persistenti.
Non è la soluzione per questi tipi di problemi, non è un medicinale che si assume per eliminare per sempre e alla radice ansia, stress e fastidi, ma è un coadiuvante. Si tratta cioè di una sostanza che se viene assunta nelle giuste dosi aiuta a combattere il problema nel momento in cui si forma.
Dal punto di vista terapeutico il CBD si utilizza per offrire al paziente o al soggetto interessato, perché non trattandosi di un medicinale può essere assunto tranquillamente anche da persone con disturbi saltuari o legati a situazioni momentanee, il tempo per organizzarsi e affrontare con le sue forze la fonte del problema.
Anche in caso di situazioni molto gravi come la sclerosi si può utilizzare il CBD, perché riduce notevolmente i dolori muscolari che si accompagnano a questa situazione, ma al tempo stesso favorisce anche il processo di deglutizione, evitando gli spasmi legati all’infiammazione e consente alle persone di riprendere almeno in parte la loro vita normale.
Ci sono studi clinici importanti sul CBD
Ci sono anche studi che dimostrano come il CBD, somministrato a soggetti affetti dal morbo di Parkinson, riduca notevolmente il tremore. Con il vantaggio rispetto ai farmaci di sintesi di non produrre strascichi e soprattutto di avere una soglia di tolleranza molto alta, rilascio lento e di non richiedere un incremento della dose con il tempo.
Indagini cliniche effettuate presso lo Stanford Medical Center hanno messo in evidenza come questa molecola sia un ottimo antinfiammatorio e analgesico in grado di interagire con il sistema immunitario e di favorire la rigenerazione cellulare in alcuni pazienti.
L’estensione di questi studi va dal 1975 al 2018 e si è conclusa con l’attestazione da parte dei ricercatori che il CBD si può impiegare come coadiuvante nel trattamento di dolori cronici e fibromialgia con dosaggi di circa 200 milligrammi quotidiani.
Ci sono effetti collaterali?
Dal punto di vista degli effetti collaterali, che come in ogni sostanza sono presenti, ci possono essere in alcuni casi, in particolare con il sovradosaggio, si manifesta un certo senso di stanchezza e di secchezza delle fauci.
Questo in alcuni casi si accompagna a diarrea e cambiamenti dell’appetito e molto più di raro alle vertigini, ma molto spesso questi problemi si sono rivelati soltanto correlati alle prime assunzioni e sono scomparsi dopo che l’organismo si è adattato allo stimolo della nuova sostanza.
Se si vuol intraprendere un percorso terapeutico che comprende anche l’Impiego di CBD, è sempre opportuno consultarsi prima con un medico per valutare l’eventuale presenza di rarissime allergie e soprattutto i dosaggi.
Questo per riuscire ad ottenere il massimo dell’effetto con il minimo delle conseguenze, che in molti casi si possono comunque considerare marginali rispetto al problema da trattare.
Dove si trova il CBD in Italia
Attualmente in Italia il CBD è disponibile in molti shop fisici distribuiti sul territorio, ma che non raggiungono tutti i centri abitati. In alternativa può essere acquistato direttamente on-line su portali certificati che siano in grado di garantire come il tenore di THC, che attualmente in Italia è illegale, si trovi sotto le soglie massime consentite.
Una delle piattaforme migliori in Italia per fornirsi di olio CBD attualmente è Justbob.it, che fa riferimento ad una rete di canapai e centri erboristici specializzati in grado di fornire prodotto certificato e da agricoltura biologica, perché l’olio viene estratto a freddo con un procedimento di concentrazione e quindi è necessario che le piante siano prive di contaminanti.